My son, my son, what have ye done - Werner Herzog

My son, my son, what have ye done - Werner Herzog - 2009 - 91'

Nel 2009 Herzog si presenta con due film, una riedizione de Il cattivo tenente di Ferrara, che non ho ancora visto, di cui tutti parlano molto male, e che probabilmente quindi è meno brutto di quel che sembra; e poi con questo film prodotto da Lynch. Siccome la mano del regista/produttore si nota molto, molti hanno tacciato il film come un carino e inutile divertissement, cosa non del tutto falsa, ma che rivela una certa superficialità della critica mainstream. I commenti più interessanti sono come al solito sulle solite riviste specializzate che resistono, non si sa bene come, e continuano a vedere i film interessandosene; gli Spietati, lo Straniero, Cineclandestino, Sentieri Selvaggi, spesso l'eccezione borghese di Mereghetti. C'è in giro qualcos'altro, ma sempre meno. E anche i blog degli appassionati si appiattiscono sulla critica da TG1. Ora, questo film non è un capolavoro, e sicuramente una dose di scherzo nelle intenzioni di Herzog e Lynch c'è stata e si vede. Ciò nonostante meritava un trattamento migliore, perché gli spunti di riflessione nel film sono diversi, perché, dispiace ripeterlo, un film di Herzog, anche non eccelso, sarà sempre meglio di un film di un regista mediocre. Soprattutto, al di là delle rivendicazioni da Nouvelle Vague, My son non è un brutto film, è sottovalutato e paga la fama difficile di Herzog e Lynch; ripeto, non è un capolavoro, ma è un film girato con intelligenza, passione, coraggio, alcune idee interessanti, una gestione del ritmo per niente banale, una fotografia lucida e sperimentale, che non si adagia mai durante tutto il film.


Il protagonista del film ammazza la madre con una spada, ed è pazzo, visivamente pazzo; lo comunica agli spettatori spesso guardando direttamente in macchina. Tutto il film finge di indagare, con i metodi tradizionali della polizia americana (ma potrebbe essere polacca, francese, italiana), il movente del matricidio e le ragioni della pazzia dell'omicida. In realtà non smette di interrogarsi su come possa sopravvivere un profeta disadattato e incompreso nell'America del XXI secolo. Ovvero come si comporta Fitzcarraldo? Come si comporta Aguirre? E Kaspar? Ovvero come si comporta quest'ultimo Brad? Se non è Herzog questo non so cosa lo sia. Un produttore come Lynch, e soprattutto, di conseguenza, la possibilità di giocare con un'America come quella di Lynch, hanno aiutato Herzog a nascondere i soliti temi sotto una serie di riferimenti riconoscibilmente lynchiani, di più, appositamente scelti tra i più riconoscibili; un'attrice di Lynch, un nano, fenicotteri al posto dei conigli, tempi velocissimamente morti, mancano solo un termosifone e una segheria, un'orecchio per terra. Evidentemente è un gioco nella misura in cui la sostanza è un'altra. E basta pensare a Nosferatu; anche lì i riferimenti erano chiari, di più, dichiarati. Eppure resta anche quello un film di Herzog, non tra i più riusciti, ma un film di Herzog.
Come quasi tutti gli ossessivi protagonisti herzogiani, Brad è oltre l'ordinario e lo è come al solito, non tanto in virtù dei suoi successi (Fitzcarraldo) o insuccessi (Aguirre), non tanto in funzione delle sue capacità (Kaspar Hauser), quanto perché sente di esserlo. Kinski è stato l'interprete ideale di Herzog perché si sentiva anche lui profondamente diverso. Il profeta Brad, nella San Diego del 2009, fa fuori la madre, per le stesse ragioni per cui Fitzcarraldo ha caricato una nave su una montagna. Herzog ha incontrato il vero Brad, tale Mark Yavorsky vari anni prima di girare il film, quando ancora non aveva trovato chi glielo producesse, riconoscendolo pazzo. La chiave dell'interesse sta nel cercare, non dico di capire, ma di avvicinare i limiti positivi o negativi delle persone, che è una delle cose che Herzog ha sempre indagato. 



Tutto il film è costruito come un insieme di palcoscenici, da quello dichiaratamente teatrale delle prove e poi della rappresentazione della tragedia di cui il protagonista è ossessionato (sono i momenti peggiori del film, la rappresentazione del livello amatoriale è spietata), a quello che mette su la polizia fuori dalla casa in cui si è barricato Brad. 
Gli aspetti psicoanalitici sono talmente evidenti che tendono a passare in secondo piano, a meno di leggerli come metafora della superficialità occidentale nell'affrontarli, ma in questo caso si corre il rischio di ripercorrere i luoghi comuni con lo stessa superficialità di cui li si accusa. 
Il film non ha avuto una grande distribuzione, e nemmeno mi sembra particolare successo, restando fermo alla definizione di Herzog minore. Ciò nonostante è facile reperirlo, proprio dovunque, anche nei centri commerciali. 


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