Fargo - Joel (e Ethan) Coen

Fargo - Joel (e Ethan Coen) - 1996 - 98'

Ovvero il film che ha rivelato i Coen anche al grande pubblico, dopo una serie di film molto apprezzati dalla critica e da nicchie sempre più numerose. Fargo è la consacrazione del regista con due teste, come li chiamano, e il film che li posiziona nel gruppo di registi americani che ormai possono girare un po' quello che gli pare. Da Wikipedia ho copiato la filmografia, tanto per avere un'idea del percorso che stanno seguendo.


Registi e sceneggiatori

Blood Simple - Sangue facile (Blood Simple) (1984)
Arizona Junior (Raising Arizona) (1987)
Crocevia della morte (Miller's Crossing) (1990)
Barton Fink - È successo a Hollywood (Barton Fink) (1991)
Mister Hula Hoop (The Hudsucker Proxy) (1994)
Fargo (1996)
Il grande Lebowski (The Big Lebowski) (1998)
Fratello, dove sei? (O Brother, Where Art Thou?) (2000)
L'uomo che non c'era (The Man Who Wasn't There) (2001)
Prima ti sposo, poi ti rovino (Intolerable Cruelty) (2003)
Ladykillers (The Ladykillers) (2004)
Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men) (2007)
Burn After Reading - A prova di spia (Burn After Reading) (2008)
A Serious Man (2009)
Il Grinta (True Grit) (2010)


Su Fargo è stato detto molto; a distanza di sedici anni si può parlare tranquillamente di cult. Rivedendolo ho notato essenzialmente tre cose: i Coen sono due inguaribili nerd e questo nel raccontare la società americana li pone in una posizione di vantaggio incolmabile con la tecnica o il talento. Per arrivare a concepire e poi eventualmente a girare con il senso dell'umorismo di un nerd, devi essere un nerd. 
La tecnica cinematografica dei Coen è straordinaria, magari non particolarmente innovativa (se si eccettuano le ormai famose carrellate), ma sempre estremamente funzionale. Un cenno rapidissimo vorrei dedicarlo solo al montaggio sonoro; le musiche caratterizzano costantemente i personaggi o il paesaggio filmico. I suoni d'ambiente spesso si portano dietro un ulteriore commento ironico. In ogni caso si tratta di tracce sonore complicatissime. 
Infine; anche Fargo, come praticamente tutti i film dei Coen, si muove all'interno di un genere consolidato. Dentro il genere la libertà espressiva è notevole, ma non si esce mai dal genere, piuttosto si sfruttano, spesso in chiave ironica, i suoi cliché. 


Questa lunghissima premessa per arrivare secondo me al concetto chiave di Fargo e del cinema dei Coen: cinema americano tradizionale. La tradizione culturale americana, riletta attraverso la letteratura e il cinema di genere, e ancora riletta dall'umorismo nerd. I Coen piacciono molto alla critica mainstream perché in fondo, anche quando l'umorismo è acido, sono consolatori. Consolatori come solo una cornice che conosciamo già può essere. In Fargo muore inutilmente una quantità di persone, e gli omicidi sono spesso mostrati in modo molto comico; non nego una certa funzione catartica in questo, ma l'impressione generale è di essere di fronte alla morale del vecchio west. Puoi meritarti di morire, o essere così stupido da cercartela, puoi anche essere così sfortunato da morire ugualmente, ma la gente del villaggio, e oggi eventualmente della metropoli, continuerà a vivere, sforzandosi di non capire quello che è successo davvero, soprattutto quando è a portata di mano dalla comprensione. Nel 1996 di Fargo non è più proponibile l'epica del west, ma l'America poggia ancora sui fucili. Senza epica, anzi ridendoci su, ma sempre west. Il genere più battuto dai Coen, e Fargo ne è uno degli esempio migliori, infatti è il noir; cowboy senza praterie, uomini alla ricerca del senso dello spazio perduto, pistole e ancora pistole, disincanto. 
Dal momento che il cinema americano ha sostanzialmente vinto la guerra per l'egemonia cinematografica, anche noi siamo in grado di ritrovare la stessa cornice, di ridere amaramente ma superficialmente, senza scottarci troppo. 


La letteratura americana di genere è così importante per il cinema dei Coen (e ormai è facile trovare su internet, cercando anche solo per pochi minuti i riferimenti della maggior parte dei loro film, se ci sono riuscito io ce la può fare chiunque - Dashiell Hammett, Raymond Chandler, James M. Cain, William Faulkner, a un certo punto viene citato Herman Melville, e poi ovviamente Cormac McCarthy e ancora altri) che viene citata ovunque, quando non usata direttamente come punto di partenza. E lo stesso vale per il cinema; tutti i film, e Fargo non fa eccezione, sono stracolmi di citazioni quando non propriamente sviluppi di altri film. Questo conferma la tradizione culturale americana come provenienza comune di quasi tutti gli stimoli culturali che nutrono e fondano il cinema dei Coen. 
Siamo di fronte a una descrizione, a un racconto postmoderno dell'America fatto con pezzi d'America; ma postmoderno non è altro che una condizione di partenza, poi ci sono le scelte personali, e quelle autoriali. Si può partire dalla tradizione americana e essere rivoluzionari; oppure ci si può fermare a prendere in giro con bonaria crudeltà i venditori di automobili, i paesi sfigati, i fricchettoni, i killer. I Coen hanno toccato nella loro filmografia già moltissime categorie umane, senza dire in fondo niente di nuovo su nessuna di loro e limitandosi a mostrare la potenza del caos, il potere dei soldi. Io sono un fan di Fargo, di Lebowski, Mister Hula Hoop, Barton Fink; mi fanno ridere moltissimo. Poi però ci vorrebbe più ambizione, si dovrebbe avere il desiderio di far scappare gli spettatori subito dopo averli fatti ridere. Distruzione invece di decostruzione.


Commenti

Post più popolari