Accordi e disaccordi - Woody Allen
Accordi e disaccordi – Woody Allen - 1999 - 95'
Un film considerato minore nella sterminata filmografia di Woody Allen e probabilmente questo film minore lo è davvero, non è certo Manhattan. Però riprende molti temi dei capolavori e li chiude in un film velocissimo, delicato, onesto, tecnicamente perfetto. Si può fare di più ma molto spesso ci sono film messi insieme con meno intuizioni, meno ritmo, personaggi non così saldi, e lo stesso si può dire pensando anche ai film di Woody Allen.
Come gli capita spesso, il film è un incrocio di omaggi, a Fellini, a Django, a sé stesso. Woody Allen è un falso modesto che non conosce l'arroganza; è un talento che si riconosce e che riconosce il talento e le scoperte, le illuminazioni degli altri artisti. È tra quelli che ha sempre lavorato tantissimo; ultimamente gira un film all'anno. Accordi e disaccordi è proprio il film che secondo me segna un passaggio tra una produzione più personale a una più industriale, sempre d'autore, ma meno legata ai temi fissi che hanno segnato per decenni la produzione di Allen. Se si guarda la filmografia, presa da Wikipedia, è facile rendersi conto del cambio di passo.
- Che fai, rubi? (What's Up, Tiger Lily?) (1966)
- Prendi i soldi e scappa (Take the Money and Run) (1969)
- Men of Crisis: The Harvey Wallinger Story, cortometraggio per la TV (1971)
- Il dittatore dello stato libero di Bananas (Bananas) (1971)
- Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) (Everything You Always Wanted to Know About Sex* (*But Were Afraid to Ask)) (1972)
- Il dormiglione (Sleeper) (1973)
- Amore e guerra (Love and Death) (1975)
- Io e Annie (Annie Hall) (1977)
- Interiors (Interiors) (1978)
- Manhattan (Manhattan) (1979)
- Stardust Memories (Stardust Memories) (1980)
- Una commedia sexy in una notte di mezza estate (A Midsummer Night's Sex Comedy) (1982)
- Zelig (Zelig) (1983)
- Broadway Danny Rose (Broadway Danny Rose) (1984)
- La rosa purpurea del Cairo (The Purple Rose of Cairo) (1985)
- Hannah e le sue sorelle (Hannah and Her Sisters) (1986)
- Radio Days (Radio Days) (1987)
- Settembre (September) (1987)
- Un'altra donna (Another Woman) (1988)
- New York Stories (New York Stories), episodio Edipo relitto (Oedipus Wrecks) (1989)
- Crimini e misfatti (Crimes and Misdemeanors) (1989)
- Alice (Alice) (1990)
- Ombre e nebbia (Shadows and Fog) (1991)
- Mariti e mogli (Husbands and Wives) (1992)
- Misterioso omicidio a Manhattan (Manhattan Murder Mystery) (1993)
- Pallottole su Broadway (Bullets Over Broadway) (1994)
- Don't Drink the Water, film per la TV (1994)
- La dea dell'amore (Mighty Aphrodite) (1995)
- Tutti dicono I Love You (Everyone Says I Love You) (1996)
- Harry a pezzi (Deconstructing Harry) (1997)
- Celebrity (Celebrity) (1998)
- Accordi e disaccordi (Sweet and Lowdown) (1999)
- Criminali da strapazzo (Small Time Crooks) (2000)
- La maledizione dello scorpione di giada (The Curse of the Jade Scorpion) (2001)
- Sounds from the Town I Love, episodio del documentario The Concert for New York City (2001)
- Hollywood Ending (Hollywood Ending) (2002)
- Anything Else (Anything Else) (2003)
- Melinda e Melinda (Melinda and Melinda) (2004)
- Match Point (Match Point) (2005)
- Scoop (Scoop) (2006)
- Sogni e delitti (Cassandra's Dream) (2007)
- Vicky Cristina Barcelona (Vicky Cristina Barcelona) (2008)
- Basta che funzioni (Whatever Works) (2009)
- Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni (You Will Meet a Tall Dark Stranger) (2010)
- Midnight in Paris (2011)
Dopo Accordi e disaccordi c'è una serie di film, sempre a cadenza annuale, come al solito, in cui le fissazioni di Allen sono talmente diluite da essere praticamente assenti. Criminali da strapazzo e la maledizione dello scorpione di giada sono due commedie da distrazione, senza nessuna altra pretesa. Da Hollywood Ending in poi ci si avvicina sempre di più a una concezione di cinema che non ci si sarebbe mai aspettata da Woody Allen, che esplode in Match Point e che è la strada autoriale di Allen al prodotto cinematografico industriale di qualità. Non c'è praticamente più niente di Allen in Match Point, se non gli interessi letterari e probabilmente Scarlett Johansson. Un'inversione di tendenza improvvisa si ha con Basta che funzioni, che però è tratto da una sceneggiatura di venti o trent'anni fa. Nel frattempo c'è il mistero di Vicky Cristina Barcellona che non è un film di Woody Allen, neanche tecnicamente. È un film imbarazzante, incommentabile.
Accordi e disaccordi è il film che chiude artisticamente un periodo, accettando la sconfitta di avere un talento e di riconoscere i talenti migliori. È un film autobiografico nel senso migliore, nonostante qualche caduta dovuta al gusto per la gag scattante che in questo caso però spesso rimane impantanata, soprattutto perché il personaggio comico principale è affidato a Uma Thurman che mi continua a sembrare molto sopravvalutata e troppo fumettistica, giusta per Tarantino, ma inadatta a troppe altre cose. I momenti tra Uma Thurman e Sean Penn sono i più deboli del film, anche se Sean Penn, che con altri registi non sempre rende al meglio, perché tende al retorico e alla prestazione muscolare, in questo caso invece registra una prestazione memorabile perché trova il personaggio che lo confina in atteggiamenti virtuosistici ma funzionali. Ci sono un po' di riprese in cui la macchina da presa si sofferma sulla chitarra e sulle dita che la suonano: questo è possibile perché Sean Penn esegue tutti gli accordi delle canzoni a velocità da virtuoso - i pezzi sono poi suonati da un musicista professionista, perché il suono avrebbe tradito il trucco, ma l'abilità resta notevole.
L'interpretazione però è straordinaria soprattutto per il modo che Sean Penn ha di muoversi, per la gestione dei dialoghi in solitaria, per la capacità di rendere la tristezza e la stupidità di un personaggio ultra sensibile e geniale. Anche l'esplosione emotiva del finale è assolutamente giustificata, per niente sopra le righe come altri momenti drammatici delle interpretazioni di Sean Penn. Tutti hanno parlato della prova dell'altra attrice protagonista (Samantha Morton), che è notevole senz'altro, ma questa di Sean Penn è eccezionale e secondo me è superiore. In questo rapporto c'è chi ha rivisto quello tra Zampanò e Gelsomina; non è falso, anche se i tanti anni di differenza tra i due film per fortuna ne fanno due rapporti diversi.
L'interpretazione però è straordinaria soprattutto per il modo che Sean Penn ha di muoversi, per la gestione dei dialoghi in solitaria, per la capacità di rendere la tristezza e la stupidità di un personaggio ultra sensibile e geniale. Anche l'esplosione emotiva del finale è assolutamente giustificata, per niente sopra le righe come altri momenti drammatici delle interpretazioni di Sean Penn. Tutti hanno parlato della prova dell'altra attrice protagonista (Samantha Morton), che è notevole senz'altro, ma questa di Sean Penn è eccezionale e secondo me è superiore. In questo rapporto c'è chi ha rivisto quello tra Zampanò e Gelsomina; non è falso, anche se i tanti anni di differenza tra i due film per fortuna ne fanno due rapporti diversi.
Tutto il film in ogni caso è sempre su un livello superiore a quello che ci si aspetterebbe. La fotografia rende molto bene il periodo, così come la scenografia; nonostante il tono del film sia da commedia, la povertà degli anni '30 in alcune scene si sente eccome, anche se sono un po' staccate dal resto del film. La colonna sonora è parte integrante del film senza essere invasiva. Sulla questione della cornice documentaria e sulla scelta di raccontare la vita realmente inventata di questo Emmett Ray, tutti hanno visto Zelig; il punto non è ritrovare Zelig, il punto è ritrovare Woody Allen, che era già in Zelig e che adesso fa il punto in questo film anche su questo aspetto della sua carriera e della sua vita, riproponendo in un tono falsamente minore, in un tono invecchiato, perché altrimenti sarebbe stata una replica senza significato, la sua riflessione sul rapporto tra realtà, invenzione e rappresentazione. È il film della chiusura di una ricerca, che non è completata dal punto di vista artistico forse perché Allen si è reso conto, o si è solo convinto, di avere il talento per intraprendere una strada ma non per arrivare alla fine. Il finale non è solo romantico e triste, è patetico perché è il crollo di una struttura mentale. É la resa, il punto di arrivo. Dopo questo film Allen ha tentato la via del distacco dai suoi complessi, secondo me con scarsi risultati, ma resta l'impressione di una scelta lucida.
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