La notte brava del soldato Jonathan - Don Siegel
La notte brava del soldato Jonathan - Don Siegel - 1971 - 105'
Don Siegel e Clint Eastwood, poco prima del fenomeno Callaghan, mettono in piedi questo film, che è a metà strada tra un ambizioso racconto circolare, con dentro addirittura Cappuccetto Rosso ad aprire il film, uno scherzo misogino, una sperimentazione formale, una deriva sessuale raccontata nei limiti concessi dalla macchina produttiva di Hollywood.
Tornando a La notte brava del soldato Jonathan; Eastwood, e tutti gli altri personaggi femminili, sono quindi i simboli di una fortunatamente scherzosa distopia, di un universo irreale, governato solo dagli impulsi sessuali. Chi vede degli agganci alla realtà in questo film, probabilmente dovrebbe riflettere sulla propria vita sessuale. Del resto il tema del film è dichiaratamente il sesso visto da un conservatore americano negli anni '70 della liberazione sessuale; in questo forse un'anticipazione di tutte le chiacchiere e la sociologia di destra spicciola sul ruolo del "maschio" nell'epoca dell'emancipazione della donna. Bisogna riconoscere che almeno Siegel e Eastwood non si prendono sul serio e salvano loro stessi e il film dal ridicolo. Film che, non a torto, è considerato un cult, ma che non credo sia stato compreso fino in fondo, a giudicare dalla pochezza, qualitativa e quantitativa, di interpretazioni rintracciabili, almeno in Italia.
Ci sono alcune piccole sperimentazioni di montaggio, secondo me un po' sopravvalutate, ma in ogni caso significative della padronanza tecnica di Siegel. Non è essenziale, ma ha sicuramente giocato un ruolo non marginale, l'amicizia virile, questa sì, davvero hollywoodiana, tra Siegel e Eastwood. Non riesco a immaginare cosa abbiano potuto fare due reazionari come Eastwood e Siegel insieme, liberi, in giro tra i set. Il cinema americano ha vissuto però anche di questi rapporti, e ricordarlo, anche se può sembrare un'esercizio nostalgico, è doveroso.
Don Siegel e Clint Eastwood, poco prima del fenomeno Callaghan, mettono in piedi questo film, che è a metà strada tra un ambizioso racconto circolare, con dentro addirittura Cappuccetto Rosso ad aprire il film, uno scherzo misogino, una sperimentazione formale, una deriva sessuale raccontata nei limiti concessi dalla macchina produttiva di Hollywood.
Il risultato è uno di quei film complicati da incasellare, lontani dai capolavori autentici, ma altrettanto distanti dai film di genere schietti. Nel '71 al cinema l'hanno visto in pochi; con gli anni è stato rivalutato, forse fin troppo. Resta comunque una visione interessante, sia dal punto di vista tecnico (il montaggio è molto complesso e carico di significati, come raramente nei film americani di questo tipo e con questo budget; d'altra parte Siegel aveva iniziato come montatore), sia da quello simbolico. Siegel, da regista di culto qual è, si vede attribuire spesso addirittura una poetica. Parlerei piuttosto di alcune ossessioni ricorrenti; la visione del sesso e della violenza come forze primitive, antidemocratiche e liberatrici; un certo gusto per il dettaglio macabro, quasi gore; una predilezione per i personaggi vittime dell'inevitabile cattiveria umana.
Su internet non si trova moltissimo; o meglio, il film è citato ovunque, ma prevalentemente a casaccio. Tutti ne parlano come di un capolavoro incompreso e sembra che nessuno l'abbia visto, perché nessuno dice niente, se non ripetere la trama. Poi, imprevedibilmente, sul sito del comune di Reggio Emilia, c'è un estratto di recensione presa da Cinema Sessanta.
In ogni caso, oltre alla trama, ampiamente prevedibile nelle conclusioni finali, molto da dire c'è invece sulle caratterizzazioni dei personaggi, sulla fotografia che cerca di rappresentare il sud americano della guerra civile quasi come fosse un'allucinazione, lontanissima dalla guerra e più simile a un'ambientazione mitologica. Più della trama, è questo insieme di colori a dare il senso della favola gotica, da cui quindi per definizione non si può scappare. E Eastwood infatti non scappa, ma diventa il simbolo di un maschilismo impossibile, che pretende di essere virile e generoso, scaltro e romantico. L'unica possibilità di fronte a questo desiderio psicanalitico di comando universale è la morte simbolica, che puntualmente arriva. Dalla fotografia sono passato alla caratterizzazione del soldato Jonathan, a (involontaria) conferma che il film è senza dubbio costruito bene. Siegel era abituato a lavorare con budget molto inferiori e dimostra di sapersi muovere bene anche nello spirito degli anni '70. E va rilevato come, pur rimanendo un po' statico a riflettere sulle proprie personali ossessioni, Siegel sia uno dei registi americani di genere che meglio hanno attraversato i decenni di maggior successo del cinema di genere, senza dirigere mai un vero capolavoro, ma almeno una manciata di ottimi film.
Tornando a La notte brava del soldato Jonathan; Eastwood, e tutti gli altri personaggi femminili, sono quindi i simboli di una fortunatamente scherzosa distopia, di un universo irreale, governato solo dagli impulsi sessuali. Chi vede degli agganci alla realtà in questo film, probabilmente dovrebbe riflettere sulla propria vita sessuale. Del resto il tema del film è dichiaratamente il sesso visto da un conservatore americano negli anni '70 della liberazione sessuale; in questo forse un'anticipazione di tutte le chiacchiere e la sociologia di destra spicciola sul ruolo del "maschio" nell'epoca dell'emancipazione della donna. Bisogna riconoscere che almeno Siegel e Eastwood non si prendono sul serio e salvano loro stessi e il film dal ridicolo. Film che, non a torto, è considerato un cult, ma che non credo sia stato compreso fino in fondo, a giudicare dalla pochezza, qualitativa e quantitativa, di interpretazioni rintracciabili, almeno in Italia.
Ci sono alcune piccole sperimentazioni di montaggio, secondo me un po' sopravvalutate, ma in ogni caso significative della padronanza tecnica di Siegel. Non è essenziale, ma ha sicuramente giocato un ruolo non marginale, l'amicizia virile, questa sì, davvero hollywoodiana, tra Siegel e Eastwood. Non riesco a immaginare cosa abbiano potuto fare due reazionari come Eastwood e Siegel insieme, liberi, in giro tra i set. Il cinema americano ha vissuto però anche di questi rapporti, e ricordarlo, anche se può sembrare un'esercizio nostalgico, è doveroso.
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