La pelle che abito - Pedro Almodovar

La pelle che abito - Pedro Almodovar - 2011 - 117'


Almodovar riscrive sé stesso e trova il modo di farlo con un film impeccabile, dove tecnicamente non c'è nulla fuori posto. Se si parlasse solo di tecnica, ci troveremmo di fronte a un capolavoro. Invece quello che colpisce e che disturba, è la volontà di oscurare la filosofia cinematografica che Almodovar ha portato avanti quasi per tutta la carriera. E di farlo con la maggiore carica negativa possibile. Tutto sembra restare uguale e invece tutto è cambiato. Non c'è più Madrid, non c'è Barcellona, non c'è più nessuna città, in effetti. Non c'è felicità. I colori sono più pieni che mai, ma tutto è carico di nero.


Le coincidenze: La pelle che abito è il negativo di Legami. Ancora Banderas rapisce una donna, o meglio l'uomo, il ragazzo che diventerà donna. Ancora Banderas è ossessionato, completamente, dall'amore. Ma Legami era una ricerca d'amore sana, anche se passava attraverso la costrizione; era soprattutto la ricerca di un amore paritario. Qui, invece, la possibilità di un amore alla pari, non viene mai presa in considerazione; quando Vera (Elena Anaya) sembra aver trovato un equilibrio impossibile, ecco che torna il sangue, e con lui un lieto fine che di lieto non ha nulla. Almodovar ha dichiarato, a distanza di anni, che sia Legami che La pelle che abito hanno il lieto fine. Anche amando le contraddizioni, c'è qualcosa che stona. In Legami non c'è pazzia che non possa portare alla felicità. La pelle che abito è solo dolore, rinuncia, violenza. Dove prima nessuno era normale e tutti erano luminosi, adesso tutto è cupo, oscuro, senza possibilità di redenzione, nemmeno con la chirurgia, che copre la verità di dolore ma non la cancella.

Il tema: quali sono i temi del film? Intorno a cosa gira? Il tema non è la genetica. Anche se la struttura del dna all'inizio e alla fine del film, rivela, dopo la visione, la struttura del film.
Il tema non è la vendetta, che è solo un pretesto.
Forse una traccia importante è la prigionia, la dipendenza forzata, il rapporto tra un prigioniero e un carceriere. Sì, potrebbe essere.
La violenza è sicuramente uno degli elementi centrali, ma non è violenza esaminata nel suo essere violenza. Si potrebbe dire che è violenza applicata ai rapporti sentimentali, tra i quali includere quelli filiali.
L'inadeguatezza che diventa sconfitta e mai possibilità; è un altro dei veli che circondano completamente il film e lo fanno essere sempre più oscuro. E ritorna il confronto con Legami, dove l'inadeguatezza era creativa, portava libertà. Quindi ancora una volta i rapporti sentimentali, ancora una volta qualche traccia di sadomasochismo, ancora una volta il corpo femminile, ancora una volta Almodovar. Più elegante di altre volte, più a suo agio che in alcuni altri suoi ultimi film, ma ancora più buio, assolutamente negativo e del tutto privo dei caratteri anti borghesi che me l'hanno fatto amare negli anni.
Mi sto ripetendo, ma si rimane molto scossi dall'assenza totale di amore, di futuro. E' il film più negativo e malato, una parola che mai avrei pensato di poter usare con Almodovar, che ho visto ultimamente.
Sono convinto, anche se tutte le persone con cui ne ho parlato hanno contraddetto questo pensiero, che non sia da trascurare la situazione politica di questi anni. Quando Almodovar girava i film positivi, solari, complicati e vitali con cui si è fatto conoscere, forse sperava in un futuro colorato come i suoi film. Sembra che non ci creda più. Ma io ci credo ancora. Credo ancora a Legami e non a questo incubo borghese.
Per ultima, ma non meno importante degli altri temi, c'è la questione delle immagini. Forse la traccia più pesante e arrogante del film. Almodovar sembra voler suggerire di controllare le immagini e di essere controllato da loro. E' il tipico pensiero borghese di chi ha esaurito i sogni. Truffaut ce l'ha spiegato bene quando parla di Rossellini. Rossellini, occasionalmente e per sempre maestro di Truffaut, avverte: la cinepresa non è diversa da una forchetta.
Le tecniche, tutte necessarie, servono a fare delle cose. E niente di più. Neanche niente di meno, certo. Ma tutte le immagini e tutti i colori cupi e saturi di questo film non sono più importanti delle sgangheratezze dei primi film. Hitchcock non ha mai riempito i suoi film di virtuosismi per stupire gli spettatori, al massimo per stupire qualche bionda. Hitchcock è virtuoso per noia, come ogni bravo virtuoso dovrebbe essere. Almodovar è virtuoso per giustificare una realtà inaccettabile. E con questo abbiamo anche fatto la nostra brava psicologia spiccia. Ma tant'è. Sono pensieri sparsi. Altrimenti si dovrebbe parlare di inquadrature, di fotografia, della direzione degli attori, di una sceneggiatura tecnicamente esemplare, da studiare per settimane.


Le conclusioni: ma allora forse si è imborghesito Almodovar? Qualche suo ultimo film aveva già dato il segnale, ma è dura ammettere che è arrivato il momento di invecchiare. Davvero siamo di fronte a un altro, non richiesto, perfettamente inutile, vecchio maestro? E la tristezza di cedere a questa soluzione di realtà mi fa storcere la bocca, perché mi mancano già le donne, le strade, le mille imprevedibilità. E mi ritrovo in questa struttura del dna, forzatamente esatta, una stanza di vetro senza luce. Non so che farmene della solita canzone, di Paredes, del Tigre, delle battute rapide, del sesso, se non c'è libertà.
Mi hanno chiesto: è un film da vedere? Certamente. Ti dà da pensare. E solo la tecnica vale la visione. Anzi, se ami Almodovar, non puoi non vederlo. Ma non è più il punk che è stato; forse ne è contento. Forse dovrebbe insegnare cinema agli altri e forse lo sta facendo.


Una recensione interessante con nota finale :)
recensione su cineclandestino

Commenti

  1. Non commenterò la recensione a "La Pelle Che Abito", film nel quale ho trovato riferimenti anche a "Kika", film che comunque è tratto da un libro; lascio però questo commento a questo post, a questo blog, per complimentarmi per l'accuratezza delle recensioni, dell'italiano, della cultura, nonostante in fondo ci facciamo concorrenza.

    RispondiElimina
  2. Grazie :)
    Io non direi che ci facciamo concorrenza però, mica è una gara?
    Ciao :)

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari