Ferro 3 - La casa vuota - Kim ki duk

Ferro 3 - La casa vuota - Kim ki duk - 2004 - 88'

Passato qualche anno, mi ricordo ancora però l'entusiasmo con cui questo film venne accolto in Italia. Improvvisamente Kim ki duk; un capolavoro; la poesia in immagini; straordinari silenzi; un capolavoro e ancora un capolavoro. Tutti abbiamo cercato significati esistenziali e metafore dell'amore e del dolore. I simboli più triti e quelli più arditi si sono rincorsi per mesi. Poi sono arrivati, con la cadenza di uno praticamente ogni sei mesi, altri te, quattro, forse cinque film di Kim ki duk. All'epoca ne ha giovato molto anche la distribuzione della trilogia della vendetta di Park Chan-wook; Old Boy e un manifesto con la madonna coreana che piange, finito chissà perché nelle case di centinaia di studenti. E forse bisognerebbe farci un film, sul potere dell'immagine della madonna coreana. Perché forse si capirebbe di più anche di Ferro 3, che è riuscito a entrare in uno di quei varchi quantici per i quali una ragazza carina, con un cappello elegante ma vagamente curioso, giammai avrebbe fatto l'amore con te, che non hai compreso la magia e la poesia di Ferro 3. Uno dei film più noleggiati nelle serate invernali. 
Io non ho ben compreso la magia e la poesia, anzi più di una volta ho chiesto qualche spiegazione, almeno due parole che mi aiutassero a capire; ma il film mi è piaciuto. Ora che l'ho visto per la seconda o forse per la terza volta, confermo però che mi è piaciuto. Non è il capolavoro che ho contribuito a esaltare per una serata invernale d'affetto. Ma non è un brutto film, se si smette di cercare significati nascosti e ci si gode la favola fantastica. 
Fosse stato presentato come un film di fantascienza, molte delle domande esistenziali di cui sopra avrebbero trovato migliore destinazione, e il film ne avrebbe guadagnato in freschezza. 
Purtroppo a suo sfavore va un uso della musica molto didascalico, che penalizza molto alcune scene, e la frase finale che è davvero più di quanto possa accettare uno spettatore medio di questo principio di terzo millennio. Una delle critiche che è stata rivolta al film, la rigidezza psicologica dei personaggi, soprattutto del marito violento della coprotagonista, a me sembra invece un punto di forza, perché accelera la comprensione della dimensione fiabesca del film. 



Il protagonista è molto credibile in un ruolo molto complesso. E la mano della direzione mi azzardo a dire che si vede nel dirigere anche alcuni personaggi minori. 
Le scene della prigione, che hanno colpito molti, perché sono le più fantastiche, hanno effettivamente molta potenza visiva, e i tempi giusti di costruzione della tensione di una storia nella storia della quale in fondo si conosce già il finale. L'eroe non può restare chiuso in galera, e tutti, insieme a lui, capiamo subito che non succederà, non può succedere. Molte serate invernali aspettano ancora i due protagonisti. 
Il finale potrebbe lasciare l'amaro in bocca e non del tutto soddisfatti; ma se si accetta di trovarsi di fronte a una favola, questo triangolo con fantasma smette di sembrare una mezza vittoria. 
Mi è sembrato un film compatto, molto tradizionale nella struttura, ma con alcune scene potenti, che restano impresse per un po'. Ha avuto il merito di regalare affetto, amore e di far conoscere anche in Italia un buon regista. Fuori Orario ha cominciato, dopo l'uscita del film, a rimandare L'isola, uno dei primi film di Kim ki duk. Completamente diverso da questo e che forse qualche spettatore in più ha visto. 
Sarebbe stato interessante leggere qualche commento del regista, o qualche critica non stereotipata su Ferro 3, ma nella mia breve ricerca non sono riuscito a trovare nulla. Sarei curioso di vedere confermata o smentita questa ipotesi di favola non più orientale, ma universale. 



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