Carnage - Roman Polanski

Carnage - Roman Polanski - 2011 - 79'

Un film noioso, inutile, insopportabilmente borghese, teatrale ma della peggiore specie. Siamo lontanissimi dal Polanski complesso, visivamente articolato di Chinatown, anni luce da Rosemary's Baby; molto più vicini ai film claustrofobici degli inizi, "Cul de sac" e "Il coltello nell'acqua", almeno nelle intenzioni. Molto vicini a "La morte e la fanciulla". Ma in tutti questi casi i conflitti erano concreti, reali, ci si dibatteva e si soffriva, a volte si sorrideva, su personaggi ancorati alla realtà e quindi "realmente" simbolici. Qui invece siamo di fronte alla borghesia newyorkese più falsa da decenni. Come se non fossero mai passati Scorsese, Cassavetes e tanti altri.
Il testo teatrale (Le dieu du carnage) da cui il film è tratto, che per fortuna non ho mai letto, e Dio me ne scampi dall'andarlo a vedere a teatro, del 2007, è di Yasmina Reza. Ha entusiasmato i pubblici borghesi e rispettabili di mezzo mondo, quello ricco. Reza però ha trovato anche il tempo di seguire la campagna elettorale di Sarkozy, che è tra i maggiori fustigatori dei vizi borghesi. No, tanto per capire da dove viene questa pietra miliare della cinematografia. Prima di diventare uno di quegli insopportabili critici di destra, pieni di livore e dall'ironia fiacca, torno a parlare del film. Ché questa visione però innervosisce, rende negativi; già il teatro al cinema è una pratica rischiosa, da tentare solo se si ha davvero qualcosa da dire. Poi il teatro nel cinema da camera di Polanski al suo peggio, è quasi un suicidio artistico. Difatti si torna a casa feriti a morte.
Attori bravissimi, mi si dirà; tutti i giornali ne hanno parlato, e che gara! Bergman e le attrici svedesi che hanno cercato per anni di esprimere i dolori dell'anima, saranno esterrefatti di fronte alle interpretazioni magnetiche di questo cast inutilmente sopra le righe, smorfioso come pochi, nella peggiore tradizione americana. Non ce la sto facendo a scrivere in modo più distaccato. La domanda che mi tormenta e che già al cinema mi distraeva e mi ha fatto perdere fotogrammi preziosi è: ma perché un film così reazionario e scopertamente di destra, dev'essere considerato di sinistra? Gli attori, si diceva; tutti pessimi per quanto mi riguarda, con una nota di demerito per Jodie Foster, che a teatro, dove le urla si sentono forte, sarebbe insostenibile. Non voglio sapere da chi è interpretata questa rude scrittura a teatro. Tremo all'idea. E a proposito di teatro; ma quanti spettacoli meravigliosi esistono, utili o meno anche al cinema, che si possono vedere normalmente anche nei teatri di provincia? Questo vecchiume andava bene nella parrocchia di Don Camillo.


Qualcuno ha voluto rivedere nel film i problemi con la legge di Polanski; posto che la storia di Polanski ha poco a che vedere con
questa, la teoria per cui siamo tutti uguali di fronte all'alcool non regge più in nessun tribunale. Perché questa è la morale del film; non ci sono problemi, si risolvono da soli e i nostri dubbi sono ubriacature più o meno moleste, da annegare tra una telefonata e un sigaro, con parecchie urla per tenere esercitata la voce e avere la pelle elastica.

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