Ancora Cile, ancora 11 settembre
Ancora Cile, ancora 11 settembre
Sono passati quarant'anni dal colpo di Stato in Cile del 1973. Qualsiasi cosa mi venga in mente di dire o di scrivere è stata detta meglio e scritta meglio. Ricopio qui sotto il volantino redatto dall'Associazione per un Archivio dei Movimenti di Genova. La memoria del colpo di Stato, ma soprattutto dell'esperienza del governo Allende, si articola a Genova in più di un'iniziativa, da Palazzo Ducale a Casa America, dal Cinema Sivori al Club Amici del Cinema di Sampierdarena. E sto sicuramente dimenticando qualcosa. In questa serie di eventi ci sono il lavoro e la passione di parecchie persone; da tre anni che vivo a Genova, raramente avevo visto manifestazioni così complesse e centrate.
Questi sono gli appuntamenti cinematografici
Il
4 settembre 1970 Salvador Allende vince le elezioni presidenziali con
il 36,3% dei voti. Si era già candidato quattro volte – scherzava
dicendo che sulla sua tomba avrebbero scritto “Al futuro presidente
del Cile” -, ma nel 1970 è alla testa di una coalizione che, con
il nome di Unidad Popular, comprende comunisti, socialisti e radicali
e può contare sull'appoggio delle associazioni sindacali e della CUT
(Central Unica de Trabajadores).
Sono passati quarant'anni dal colpo di Stato in Cile del 1973. Qualsiasi cosa mi venga in mente di dire o di scrivere è stata detta meglio e scritta meglio. Ricopio qui sotto il volantino redatto dall'Associazione per un Archivio dei Movimenti di Genova. La memoria del colpo di Stato, ma soprattutto dell'esperienza del governo Allende, si articola a Genova in più di un'iniziativa, da Palazzo Ducale a Casa America, dal Cinema Sivori al Club Amici del Cinema di Sampierdarena. E sto sicuramente dimenticando qualcosa. In questa serie di eventi ci sono il lavoro e la passione di parecchie persone; da tre anni che vivo a Genova, raramente avevo visto manifestazioni così complesse e centrate.
Questi sono gli appuntamenti cinematografici
Qui ricopio il volantino di cui dicevo e che troverete ovunque nel corso delle varie iniziative:
L’11
settembre 1973 il golpe militare di Augusto Pinochet, avvenuto con il
beneplacito e l’aiuto diretto (come nel caso degli USA) di vari
paesi occidentali, reprimeva nel sangue l’esperienza del Governo
socialista di Unidad Popular, presieduto da Salvador Allende,
democraticamente eletto dal popolo cileno appena tre anni prima. Una
vera e propria tragedia che ha provocato molte migliaia di morti e un
numero incalcolabile fra desaparecidos, torturati, incarcerati e
profughi. Lo stesso Allende viene trovato morto nel palazzo della
Moneda, la sede di Governo, bombardato e semidistrutto. Si consuma
così la devastazione politica, sociale, culturale e morale di
un’intera società. Così viene posta la parola fine non solo a una
delle esperienze di trasformazione sociale più partecipate che la
storia della sinistra ricordi, ma anche ad una lunga tradizione
democratica che aveva, fino ad allora, caratterizzato il Cile.
Il
24 ottobre il Congresso cileno ratifica l'elezione di Allende, che
diventa il 29° Presidente del Cile. Il suo progetto di governo si
basa sulla grande tradizione democratica cilena: la via allendiana al
socialismo non prevede il ricorso alle armi (si scontrerà per questo
anche all'interno della sua stessa coalizione, ad esempio con il MIR,
Movimiento de Izquierda Revolucionaria), ma l'utilizzo di tutti i
mezzi che la costituzione democratica prevede.
Il
governo di Unidad Popular – e, prima ancora, la campagna elettorale
di Allende - è contraddistinto da un grandissimo fermento culturale,
che coinvolge tutte le arti e gli strati più bassi della società,
dal recupero della tradizione musicale popolare con la Nueva Cancion
Chilena ai murales “elettorali” della Brigada Ramona Parra.
Le
principali riforme del governo Allende sono sicuramente la
nazionalizzazione delle miniere di rame (non espropriate), la riforma
agraria e la nazionalizzazione di banche, compagnie assicurative e
trasporti. Anche le innovazioni sociali sono numerose:
dall'introduzione del divorzio al mezzo litro di latte gratuito per
ogni bambino, fino all'annullamento delle sovvenzioni statali per le
scuole private.
Il
malcontento delle classi agiate viene fomentato e sostenuto da
finanziamenti e strategie della CIA: “fare gridare di dolore
l'economia cilena” è l'esplicita parola d'ordine che risulta dagli
appunti di una conversazione avvenuta il 15 settembre 1970 tra Henry
Kissinger, Richard Nixon e il direttore della CIA Richard Helms. Si
organizzano scioperi e proteste di natura reazionaria, accompagnati
da azioni eversive di gruppi di estrema destra (in particolare, i
neofascisti di Patria y Libertad) e sostenuti da una fortissima
campagna mediatica, guidata dal quotidiano “El Mercurio”, che
ingigantisce gli effetti della crisi economica e agita lo spauracchio
del comunismo. Il 29 giugno 1973 viene represso un primo tentativo di
golpe (“tanquetazo”).
Cercando
di controllare la situazione, Allende decide di inserire all'interno
del governo il generale Carlos Prats, Comandante in capo delle Forze
Armate. Il Presidente è convinto che, per quanto conservatori, i
militari continueranno a seguire la tradizione lealistica e
democratica cilena, e ne teme soltanto alcune frange, che ritiene
isolate. Due mesi più tardi Prats è costretto alle dimissioni
(verrà poi ucciso nel 1974 a Buenos Aires dalla polizia segreta
cilena): è il generale Augusto Pinochet a prendere il suo posto.
L'11
settembre 1973 Pinochet guida un colpo di stato congiunto di tutte le
forze armate cilene. Allende, assediato all'interno del palazzo di
governo, la Moneda, lancia un appello ai lavoratori cileni tramite
Radio Magallanes, e chiede che tutti si rechino al lavoro, nel
tentativo di “normalizzare” il golpe: è ancora convinto che nel
colpo di stato non sia coinvolto l'intero esercito, ma solo la Marina
Militare. Poche ore dopo, la Moneda viene bombardata. Salvador
Allende si suicida nel suo studio con una scarica del mitra che gli
era stato personalmente donato da Fidel Castro.
Nel
primo mese di dittatura militare guidata da Augusto Pinochet, vengono
arrestati 40.000 oppositori politici, detenuti nello Stadio Nazionale
Cileno (oggi Stadio Victor Jara). Altre 130.000 persone sono
arrestate solo nei successivi tre anni, senza contare le migliaia di
cileni costretti all'esilio. Secondo l'ultima commissione governativa
(2011) le vittime della dittatura sono state 40.018 (di cui circa
38.000 desaparecidos), e 600.000 gli arresti.
Il
23 settembre 1973 Pablo Neruda muore in ospedale, a causa di un
cancro. Il suo funerale è uno dei primi momenti di opposizione alla
dittatura: nonostante l'esplicito divieto di Pinochet, che aveva
personalmente ordinato di devastare e saccheggiare le case del poeta,
migliaia di persone accompagnano il corteo funebre.
La
dittatura di Augusto Pinochet durerà 17 anni. Costretto dalle
pressioni internazionali a normalizzare la situazione cilena, nel
1988 il generale indice un plebiscito: la vittoria del “NO” porta
alle prime elezioni democratiche dal 1970. Il 14 dicembre 1989 il
candidato democristiano Patricio Aylwin diventa Presidente del Cile.
Grazie alla Costituzione che lui stesso aveva redatto, Pinochet
rimane Comandante in capo delle Forze Armate fino al 1998, quando
diviene senatore a vita. Nell'ottobre dello stesso anno, il giudice
spagnolo Baltasar Garzòn emette contro di lui un mandato di arresto
per crimini contro l'umanità: Pinochet trascorre diversi mesi agli
arresti domiciliari a Londra, prima di poter fare ritorno in Cile,
dove lo status di “infermità mentale” gli permette di non essere
mai processato, nonostante i numerosi mandati di arresto emessi nei
suoi confronti.
Pinochet
muore il 10 dicembre 2006 a Santiago del Cile, all'età di 93 anni.
La Presidente della Repubblica Michelle Bachelet, socialista, non
concede i funerali di stato, ma non ha modo di impedire le esequie
militari, che si svolgono alla presenza di sessantamila nostalgici
del regime.
IL
CILE IN ITALIA
La
sinistra extraparlamentare si trova improvvisamente unita: la forza e
la brutalità del golpe in Cile, lo spezzarsi di un esperimento di
democrazia socialista che aveva finalmente unito le sinistre in un
unico fronte popolare, provocano una reazione compatta di sgomento e
protesta.
Allende
assassinato - l'ipotesi del suicidio sembra una delle tante false
voci diffuse dalla stampa di destra al soldo della giunta militare e
degli americani -, il numero di morti, arrestati e confinati che
aumenta di giorno in giorno, gli italiani (Paolo Hutter, primo tra
tutti) di cui non si ha più notizia, la parola “compagno” messa
al bando (“Fuori legge la parola: compagno. Serve a ricordarci che
cosa vuol dire essere compagni”, titolaLotta Continua il
21 settembre 1973). E poi, contemporaneamente, la fiducia nella lotta
armata che trionferà (“Cresce la resistenza armata del popolo
cileno che tiene in scacco da quattro giorni i generali fascisti e i
loro servi democristiani”, il manifesto, 15
settembre 1973) e il sostegno attivo a quella stessa lotta: la
campagna “Armi per il MIR” arriverà a raccogliere 63 milioni di
lire in 27 giorni.
Non
è solo la politica a mobilitarsi: il governo di Unidad Popular è
stato anche - e forse soprattutto - un esperimento culturale, e gli
artisti italiani diventano portavoce della solidarietà attiva al
popolo cileno. Così, a due mesi dal golpe, uno spettacolo popolare
in “sostegno alla lotta armata del popolo cileno” vede annunciata
la partecipazione di Lucio Dalla, Ivan Della Mea, Paolo Ciarchi,
Lisette Miller (“la cantante cilena”), Chicca de Negri e, scritti
in piccolo, Giorgio Gaber, Enzo del Re e Giorgio Gaslini. L'evento è
proposto dal collettivo teatrale “la comune”, che fa idealmente
capo a Dario Fo, ma le adesioni sono unitarie (Avanguardia Operaia,
m.l. Viva il comunismo, IV internazionale, Lotta Continua, c.d.
Tricontinental, c.d. Cinema Lotta di classe, Editrice Savelli).
Dall'altra
parte, si mobilita anche la politica istituzionale: il governo
italiano non riconosce la giunta militare cilena, e l'ambasciata
italiana a Santiago offre attivamente rifugio e vie di fuga ai
perseguitati politici. Sandro Pertini, all'epoca Presidente della
Camera, apre i lavori con un commosso omaggio ad Allende, accostando
la sua figura a quelle di Matteotti, don Minzoni e Amendola – un
invito non troppo velato a perseguire ancora una volta l'unità delle
sinistre, compresa la sinistra democristiana. Su “Rinascita”
escono intanto i tre famosi articoli di Berlinguer Riflessioni
sull'Italia dopo i fatti del Cile, con la definitiva
teorizzazione del compromesso storico. Contemporaneamente, sotto
l'egida del PCI nascono l'associazione “Italia-Cile” e il
comitato “Chile democratico”, gli Inti Illimani – rimasti in
Italia, dove si trovavano al momento del golpe – sono continuamente
invitati alle Feste dell'Unità e i muri delle sezioni si riempiono
di murales sullo stile della Brigada Ramona Parra.
Ma
la “lezione cilena” non è per tutti la stessa: la sinistra
extraparlamentare vede nel golpe il fallimento di un grande tentativo
democratico, e un invito alla vigilanza armata. PCI e PSI vedono
invece legittimato il forte richiamo all'unità delle forze
antifasciste per ostacolare i tentativi eversivi dell'estrema destra
– che, d'altra parte, si schiera massicciamente in favore di
Pinochet, collaborando anche attivamente a un attentato in Italia ai
danni di Bernardo Leighton, esule cileno -.
Il
colpo di stato in Cile occuperà per settimane la prima pagina dei
principali quotidiani della sinistra, da “Rinascita” a “il
manifesto”, passando per “Lotta Continua”. Le manifestazioni si
susseguiranno, dopo la forte mobilitazione iniziale, a uno, due,
dieci anni dal golpe, sempre con massiccia partecipazione. Forti
aiuti verranno dall'Italia, in termini politici ed economici, anche
per la campagna referendaria del NO, che porrà fine alla giunta
militare e permetterà l'avvio di un nuovo tentativo democratico
cileno.
Rimangono
tuttora aperte profonde ferite, soprattutto per ciò che concerne le
vittime del golpe e le famiglie dei desaparecidos.
LA
MOSTRA
(a
cura di Paola De Ferrari e Virginia Niri per l'Associazione per un
Archivio dei Movimenti)
Il
materiale esposto - fotografie, manifesti, volantini, quotidiani,
video - tratto dall’Archivio dei movimenti (
www.archiviomovimenti.org
)
e dai fondi documentari del Centro ligure di storia sociale,
documenta le grandi manifestazioni di solidarietà e il dibattito
politico della sinistra italiana successivi al golpe dell’11
settembre 1971. Il percorso segue un doppio binario, analizzando non
solo l'indignazione per il colpo di stato del generale Pinochet e la
partecipazione compatta alla resistenza del popolo cileno -
partecipazione non solo teorica: si ricordi l'imponente campagna di
raccolta fondi promossa da Lotta Continua "Armi per il MIR"
-, ma anche gli effetti che la situazione cilena provoca sulla
politica italiana, a partire dai tre articoli con cui il segretario
del PCI, Enrico Berlinguer, su Rinascita,
mette in relazione il golpe con la scelta del compromesso storico.
Attraverso la mostra, che comprende materiale filmato dell’epoca e
contemporaneo, si dipinge il ritratto di un anno cruciale, tra
solidarietà militante, paure e proposte.
Credits:
Foto
di Piero Pastorino, Adriano Silingardi e Pietro Tarallo
Si
ringrazia il Centro Ligure di Storia Sociale per il prestito di
documenti e la Fondazione Palazzo Ducale per gli spazi messi a
disposizione
Contributi
video a cura di: GhettUP tv, Bruno Rolleri, Elena Rusca, Adriano
Silingardi.
Un
ringraziamento particolare a Dagmar Thomann e Ale Visentin
Installazione:
Gianfranco Pangrazio, Sandro Ricaldone, Adriano Silingardi e
Francesca Dagnino
La
"Funa di Victor Jara" è stata presa dal canale youtube di
Ruben Cabañas
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