Jubilee - Derek Jarman
Jubilee - Derek Jarman - 1978 - 100'
Elisabetta I visita il futuro in cui regna, nel 1977, Elisabetta II. Potrei dire fine della trama. Peraltro in questo blog della trama ne abbiamo quasi sempre fatto a meno. Su Wikipedia potete trovare le solite, utili informazioni generali. Jarman in Italia, nonostante le innumerevoli rassegne, i cineforum, gli approfondimenti, non è molto conosciuto, né apprezzato. RaroVideo, in ogni caso, ne edita credo quasi tutti i lavori; si può recuperare.
Jubilee è tra i film più coraggiosi, complessi e stratificati che si riesca a vedere; soprattutto è un film di cui non si capisce la portata senza avere almeno una vaga idea della storia inglese e europea. L'ho visto una sola volta e probabilmente per darne un'idea completa benché generale, avrei bisogno di almeno altre due visioni.
Jarman gira contemporaneamente il film pride del punk, con la musica, i costumi, le scenografie necessarie e il film pride dei gay (nordeuropei ?) del 1977. Lo gira in pochissimo tempo, con pochissimi soldi considerata l'ambizione del progetto e la sua sperimentalità e senza rinunciare a una virgola della sua concezione della storia inglese, da Elisabetta I a Elisabetta II, con toni che in alcuni momenti sono classificabili solo come accademici. Jarman, prima di essere gay, prima di essere punk, se mai lo stato davvero punk, perché Jarman è tra quelli che trascende il punk inteso come tendenza musicale o come moda e del punk prende l'atteggiamento esistenziale; prima di questo Jarman è un intellettuale e a questo tiene che si faccia riferimento.
Su internet si parla molto, anche se con pochissimi dettagli, in quel modo ripetitivo e generico tipico delle ricerche su internet, di un incontro tra Jarman e Pasolini che all'epoca cercava dei set per I racconti di Canterbury. Esistono evidentemente delle analogie, soprattutto nel grado di libertà applicato al cinema, nonostante siano entrambi intimamente legati alle proprie origini; Pasolini può essere letto solo come italiano e allo stesso modo Jarman può essere interpretato solo come intellettuale inglese. Ma altri punti in comune emergono di tanto in tanto; nell'attenzione per esempio che entrambi dedicano al sesso come scambio di potere o nella ricerca di un linguaggio lontano dagli stereotipi del cinema industriale e il più possibile aderente al tema in oggetto.
L'idea di cinema gay, anche se semplificatrice, trova poi troppi ostacoli nella sua applicazione pratica, e in fin dei conti paga estremamente la sua necessaria eterogeneità. Sono idee buone per catalogare qualche film minore, o per organizzare una rassegna che abbia ancora necessità di una scusa che non sia il cinema stesso. Il cinema gay esiste solo nella misura in cui esistono il cinema e i gay. Creare un'oasi ha senso quando c'è pericolo, e probabilmente ancora ce n'è, sicuramente ancora ce n'è, ma sarebbe ora che tutto fosse considerato normale. E un film solo buono o inutile.
Jubilee, come dicevo è estremamente complesso; il problema non è tanto la comprensione, e un primo livello di lettura è anzi piuttosto semplice. Il problema è la quantità di materiale trattato perché c'è dentro praticamente di tutto, dalla critica al business dell'arte (o si dovrebbe ricondurre tutto alla musica?), alla libertà sessuale, dal potere del corpo a quello salvifico dell'arte. Questa sovrabbondanza è tipica dell'etica punk, che non rinuncia a niente e vuole riscrivere tutto. Jarman nel '78 ha già intuito che l'unico modo per capire il punk è distanziarsene storicamente e che l'unica cosa che del punk rimarrà sono le opere d'arte.
Si può discutere sull'attribuzione dell'unica speranza di salvezza all'arte (e soprattutto anche in questo caso trovare i riferimenti artistici di questa posizione), ma il "metodo Jarman" mi sembra l'unico davvero convincente per spiegare l'etica punk, la sua storia, i suoi rapporti con le altre controculture, gay inclusi, la sua morte mai avvenuta, perché è vero che il punk è morto e che il punk non può morire.
Cercando su internet, qualcosa alla fine ho trovato, anche se su Jarman e su Jubilee in particolare le informazioni scarseggiano e probabilmente è uno di quei casi in cui gli approfondimenti è indispensabile trovarli sui libri. Ad ogni modo; qui c'è una lunga recensione su "Ciò che resta dell'Inghilterra" di Jarman, anche con dei riferimenti a Jubilee, ma soprattutto sembra essere un libro molto interessante. Il sito che ho linkato purtroppo è fermo dal 2009...
Qui c'è un lavoro di una grafica, designer, artista milanese, Maria Pecchioli, che non conosco, e che mi sembra altrettanto interessante. Credo di aver preso proprio da questo suo lavoro, ma non ne sono del tutto sicuro, l'ultimo link, un'inchiesta radiofonica di Radio Popolare sui punk milanesi negli anni '80.
La critica ufficiale italiana non parla benissimo di Jubilee, e il giudizio dominante riferisce di un film senza obiettivi, adagiato su qualche scena forte e intrecciato su sé stesso. Alla sua uscita scontentò tutti; borghesi (quelli che l'hanno visto), punk e gay. A costo di ripetermi, temo che il problema sia l'assenza di prospettiva storica nel giudizio di un film del genere. L'operazione di Jarman è quella di portare fuori dall'attualità la cultura gay e la cultura punk; di portare fuori dall'attualità l'attualità dell'Inghilterra del 1978. Chi cerca altro da un saggio ha sbagliato film, forse ha sbagliato regista.
Elisabetta I visita il futuro in cui regna, nel 1977, Elisabetta II. Potrei dire fine della trama. Peraltro in questo blog della trama ne abbiamo quasi sempre fatto a meno. Su Wikipedia potete trovare le solite, utili informazioni generali. Jarman in Italia, nonostante le innumerevoli rassegne, i cineforum, gli approfondimenti, non è molto conosciuto, né apprezzato. RaroVideo, in ogni caso, ne edita credo quasi tutti i lavori; si può recuperare.
Jubilee è tra i film più coraggiosi, complessi e stratificati che si riesca a vedere; soprattutto è un film di cui non si capisce la portata senza avere almeno una vaga idea della storia inglese e europea. L'ho visto una sola volta e probabilmente per darne un'idea completa benché generale, avrei bisogno di almeno altre due visioni.
Jarman gira contemporaneamente il film pride del punk, con la musica, i costumi, le scenografie necessarie e il film pride dei gay (nordeuropei ?) del 1977. Lo gira in pochissimo tempo, con pochissimi soldi considerata l'ambizione del progetto e la sua sperimentalità e senza rinunciare a una virgola della sua concezione della storia inglese, da Elisabetta I a Elisabetta II, con toni che in alcuni momenti sono classificabili solo come accademici. Jarman, prima di essere gay, prima di essere punk, se mai lo stato davvero punk, perché Jarman è tra quelli che trascende il punk inteso come tendenza musicale o come moda e del punk prende l'atteggiamento esistenziale; prima di questo Jarman è un intellettuale e a questo tiene che si faccia riferimento.
Su internet si parla molto, anche se con pochissimi dettagli, in quel modo ripetitivo e generico tipico delle ricerche su internet, di un incontro tra Jarman e Pasolini che all'epoca cercava dei set per I racconti di Canterbury. Esistono evidentemente delle analogie, soprattutto nel grado di libertà applicato al cinema, nonostante siano entrambi intimamente legati alle proprie origini; Pasolini può essere letto solo come italiano e allo stesso modo Jarman può essere interpretato solo come intellettuale inglese. Ma altri punti in comune emergono di tanto in tanto; nell'attenzione per esempio che entrambi dedicano al sesso come scambio di potere o nella ricerca di un linguaggio lontano dagli stereotipi del cinema industriale e il più possibile aderente al tema in oggetto.
L'idea di cinema gay, anche se semplificatrice, trova poi troppi ostacoli nella sua applicazione pratica, e in fin dei conti paga estremamente la sua necessaria eterogeneità. Sono idee buone per catalogare qualche film minore, o per organizzare una rassegna che abbia ancora necessità di una scusa che non sia il cinema stesso. Il cinema gay esiste solo nella misura in cui esistono il cinema e i gay. Creare un'oasi ha senso quando c'è pericolo, e probabilmente ancora ce n'è, sicuramente ancora ce n'è, ma sarebbe ora che tutto fosse considerato normale. E un film solo buono o inutile.
Jubilee, come dicevo è estremamente complesso; il problema non è tanto la comprensione, e un primo livello di lettura è anzi piuttosto semplice. Il problema è la quantità di materiale trattato perché c'è dentro praticamente di tutto, dalla critica al business dell'arte (o si dovrebbe ricondurre tutto alla musica?), alla libertà sessuale, dal potere del corpo a quello salvifico dell'arte. Questa sovrabbondanza è tipica dell'etica punk, che non rinuncia a niente e vuole riscrivere tutto. Jarman nel '78 ha già intuito che l'unico modo per capire il punk è distanziarsene storicamente e che l'unica cosa che del punk rimarrà sono le opere d'arte.
Si può discutere sull'attribuzione dell'unica speranza di salvezza all'arte (e soprattutto anche in questo caso trovare i riferimenti artistici di questa posizione), ma il "metodo Jarman" mi sembra l'unico davvero convincente per spiegare l'etica punk, la sua storia, i suoi rapporti con le altre controculture, gay inclusi, la sua morte mai avvenuta, perché è vero che il punk è morto e che il punk non può morire.
Cercando su internet, qualcosa alla fine ho trovato, anche se su Jarman e su Jubilee in particolare le informazioni scarseggiano e probabilmente è uno di quei casi in cui gli approfondimenti è indispensabile trovarli sui libri. Ad ogni modo; qui c'è una lunga recensione su "Ciò che resta dell'Inghilterra" di Jarman, anche con dei riferimenti a Jubilee, ma soprattutto sembra essere un libro molto interessante. Il sito che ho linkato purtroppo è fermo dal 2009...
Qui c'è un lavoro di una grafica, designer, artista milanese, Maria Pecchioli, che non conosco, e che mi sembra altrettanto interessante. Credo di aver preso proprio da questo suo lavoro, ma non ne sono del tutto sicuro, l'ultimo link, un'inchiesta radiofonica di Radio Popolare sui punk milanesi negli anni '80.
La critica ufficiale italiana non parla benissimo di Jubilee, e il giudizio dominante riferisce di un film senza obiettivi, adagiato su qualche scena forte e intrecciato su sé stesso. Alla sua uscita scontentò tutti; borghesi (quelli che l'hanno visto), punk e gay. A costo di ripetermi, temo che il problema sia l'assenza di prospettiva storica nel giudizio di un film del genere. L'operazione di Jarman è quella di portare fuori dall'attualità la cultura gay e la cultura punk; di portare fuori dall'attualità l'attualità dell'Inghilterra del 1978. Chi cerca altro da un saggio ha sbagliato film, forse ha sbagliato regista.
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